Risorgo la stessa, eppure diversa.
2020_2021
Golden Venture Origami con carta Bristol, stampe fotografiche personali degli anni Novanta, stampe fotografiche di Silvia Camporesi, carta millimetrata rosa e legno.
OPERA DEDICATA A SILVIA CAMPORESI
83 x 56 x 134 CM
Courtesy of Lara & Rino Costa Contemporanea Gallery
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I Rise Again Changed But The Same
Golden Venture Origami with Bristol paper, personal photographic prints from the nineties, photographic prints by Silvia Camporesi,millimetre drawing paper and wood.
WORK DEDICATED TO SILVIA CAMPORESI
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APPUNTI DI NAVIGAZIONE
( da mie riflessioni e varie fonti di ricerca altrui )
Jakob Bernoulli (matematico e scienziato, Basilea 1654/1705), non solo si fece incidere una spirale sulla lapide della sua tomba, ma intorno ad essa fece incidere anche la frase del titolo dell’opera: "Risorgo la stessa eppure diversa". Nell’opera è stata ricostruita la 'spira mirabilis' di Bernoulli con la sequenza di Fibonacci necessaria per delineare la spirale logaritmica: la struttura lignea è un assemblaggio di cubi vacui, realizzati con i primi numeri della sequenza (1,1,2,3,5,8,13,21,34).
Sopra di essa ne ho realizzata un’altra rovesciata: questo vuole spiegare quanto questo 'moto a spirale' sia presente in tutto il creato dai più remoti e oscuri abissi marini ai più lontani orizzonti spaziali dell’Universo. Da questa struttura partono e si incontrano le due spirali realizzate con moduli a grandezza scalare con variazione di un millimetro. Ho usato carta millimetrata per sottolineare l’evidenza del riscontro matematico di queste leggi. È con questa carta che da decenni si realizzano infatti i disegni tecnici che studiano le forme del mondo, di qualsiasi natura. Dal fondo dell’opera prendono forma gli abissi marini rocciosi: sono scuri per evidenziare la misteriosità di questo segreto matematico. La natura infatti appare dominata dal caos e dalla casualità. Appare disordinata e senza senso. Eppure tutto si ripete inesorabilmente, con piccole sfumature diverse che variano nel lento corso dei millenni. Ho dato un effetto pittorico agli abissi usando le foto di Silvia Camporesi, la mia cara amica artista che gentilmente me li ha donati ed a cui ho dedicato l’opera. (gliela avrei dedicata comunque!) Nelle sue opere fotografiche imperano i paesaggi e dunque ogni sfumatura colorata ed ogni dettaglio tra luce e colore che si intravedono nei moduli sono in totale simbiosi con il sedimentarsi roccioso dell’abisso marino e rivelano nell’oscurità dell’oceano i primi bagliori del paesaggio emergente. Anche le rocce seguono un andamento a spirale, come plasmate dalla forza delle correnti marine che anch’esse si muovono in vortici a spirale. In cima due spirali più piccole ma più definite richiamano le forme delle conchiglie e delle creature marine: la forma stessa delle rocce richiama i tentacoli dell’Octopus che via via si fanno sempre più sottili e rivelano la struttura lignea tridimensionale della sequenza.
La spirale proporzionale non raggiunge mai il polo, poiché il
centro della spirale è un punto asintotico: proseguendo
l’ingrandimento verso il centro si ritrovano infinite spirali identiche. Allo stesso modo allontanandosi sempre di più
dall’origine aumentano le dimensioni della spirale, ma essa è sempre somigliante a se stessa. L’aggettivo “meravigliosa” di
Bernoulli si riferisce proprio al fatto di non avere né inizio né fine: la proprietà per cui la curva esegue infinite evoluzioni verso e dal suo polo è detta 'autosomiglianza'.
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“ La matematica si può considerare come ciò che unisce
e si interpone fra l'Uomo e la Natura, fra il mondo
esterno e quello interno, fra il pensiero e la percezione .”
F. W. August Fröbel (1782-1852)
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L'opera prende forma da diversi punti di vista per ottenere un punto focale che unisca le diverse prospettive: il punto focale è la trasformazione della materia, in cui la rigenerazione porta da uno stato ad un altro.
Spesso questo tipo di riflessione ci porta sempre a considerare la morte come ad un qualcosa di incerto e che conduce ad una inesorabile fine. Condividiamo tutti la stessa sorte, ma non lo stesso scopo che ci muove nella vita. Ognuno di noi, chi più e chi meno, prima o poi deve fare i conti con il senso della propria esistenza.
Per cui mi è sembrato naturale partire dall'elemento acqua e dunque dalle storie legate al mare in cui i fenomeni atmosferici e marini prendevano forma di "mostri", divenuti poi leggendari nei secoli.
I mostri minacciano la vita dell'uomo ed hanno il potere di distruggerla se l'uomo tenta di sfidarli, oltrepassando i propri limiti. L'esistenza umana è costellata di imprese in tal senso, ma la vita per ogni essere vivente è essenzialmente questa, una sfida continua per esistere ed esplorare l'ignoto.
Cerco dunque di oltrepassare la trama del mito e di darne una forma scientifica: Scilla e Cariddi perdono così le loro sembianze di inquietanti e terrificanti mostri, svelando ciò che sono veramente: una legge universale che segue il suo movimento da incontri tra energie terrestri e cosmiche.
Quindi quello che non si vede determina la forma di ciò che vediamo e viviamo come di sconosciuto o misterioso e di inspiegabile. Grazie all'osservazione ed alla ricerca, la mitologia ha ceduto il posto alla scienza che ogni giorno ci mette dinnanzi a piccole scoperte, rivelando la grandezza di un disegno cosmico ancora non ben compreso. Proprio perchè non interamente visto e codificato dalla scienza, in questa ricerca ha un ampio posto di rilievo l'intuito che, simile alla fede, apre le porte della percezione interiore verso la vera essenza del cosmo. Questa percezione dell'armonia cosmica può stare anche nell'anima di un motivato e generoso scienziato. Io non sono uno scienziato, ma avrei tanto voluto esserlo. Un pò di questo sentire, spronata istintivamente da una curiosità verso la ricerca scientifica, sento di possederlo e lo traduco in forme artistiche, grazie al mio linguaggio intrinsecamente legato alla matematica, alla geometria ed alla modularietà della vita: ovvero l'origami. Attraverso il mio operato artistico rifletto il mio pensiero sull'esistenza e mi interrogo sulle forme della vita: questo mi spinge a studiare cose nuove, riprendendo il lungo percorso dell'esistenza umana. Denominatore comune è la condivisione della stessa domanda: che senso ha la nostra esistenza se poi dobbiamo morire? La decodificazione del disegno segreto del senso dell'esistenza credo sia ormai giunta al suo svelamento. Forse l'abbiamo sempre saputo e mai accettato, sopratttutto ora che il nostro egocentrismo è avidamente radicato al posto della nostra "anima mundi".
Oppositore dell'antropocentrismo e dell'immanentismo, che rifiutano ogni realtà trascendente, il filosofo e scienziato russo Valerij Segatovskij è il creatore del sistema olistico filosofico dell'antropocosmismo che intende l'essere come una totalità unitaria nella quale materia, anima e spirito sono sullo stesso piano per dignità e valore. Supporto dell'antropocosmismo è la ripresa da parte del filosofo russo della concezione della "noosfera", intesa da lui come la creazione contemporanea da parte della Sapienza divina ("noo" – dal greco νους, nous, mente) dell'individuo, della società e della natura considerati come un insieme armonico ("sfera" – dal greco σφαῖρα, sphaîra). L'uomo e il cosmo, pur conservando le proprie differenze, realizzano un'unità completandosi reciprocamente.
Mentre in passato, nella visione teocentrica del mondo medioevale l'uomo metteva in rapporto la propria esistenza con Dio, la moderna filosofia europea antropocentrica ha fondato la realtà del mondo sul soggetto che lo conosce determinando un immanentismo che rende problematico il rapporto tra il soggetto e l'oggetto; per Segatovskij invece la conoscenza avviene per evidenza intuitiva riferendola né alla sfera soggettiva, né a quella materiale, ma alla totalità dell'essere, così che si possa cogliere il cosmo come una totalità armonica nell'ambito della quale l'uomo possa conoscere se stesso.
Con il termine cosmo in filosofia s'intende un sistema ordinato o armonico. L'origine della parola è il greco κόσμος (kósmos) che significa "ordine", in particolare quello assunto dall'esercito schierato per la battaglia, ed è il concetto opposto a caos. Nel linguaggio scientifico cosmo è considerato sinonimo di Universo, in particolare in relazione al continuum spazio-temporale dentro l'ipotetico multiverso. In russo, la parola κосмос (kosmos) significa semplicemente "spazio".
L'Anima del mondo (nota anche in latino come Anima Mundi) dunque è un termine filosofico usato dai platonici per indicare la vitalità della natura nella sua totalità, assimilata a un unico organismo vivente. Rappresenta il principio unificante da cui prendono forma i singoli organismi, i quali, pur articolandosi e differenziandosi, ognuno secondo le proprie specificità individuali, risultano tuttavia legati tra loro da una comune Anima Universale.
Come tutti i viaggiatori sia per mare che per terra ed anche per dimensioni sconosciute tra la vita e la morte, voglio sapere dove sto andando e, qualora la meta non fosse anche ben definita, voglio sapere almeno cosa mi spinge ad intraprendere il mio più importante viaggio, quale sia la motivazione di tutto ciò che faccio fino alla fine dei miei giorni.
Un vortice a forma di spirale non è solo tipico di un uragano o di una corrente marina, ma è una forma disegnata o costruita in tutte le forme di natura a partire da quelle più delicate e inoffensive come le conchiglie. Mentre plasmo la spirale, seguendo la sequenza dei numeri di Fibonacci, nell'incastro dei miei moduli origami, ne indago il senso onnipresente della sua forma e le leggi invisibili che la disegnano in ogni parte del creato.
Anche osservando le infiorescenze di un girasole, è possibile notare qualcosa che invece spesso ci sfugge e diamo per scontato: la distribuzione dei singoli fiori e dei semi segue una regola precisa. Solo l’osservazione attenta dell’universo che ci circonda, ci permette di notare fino a che punto la bellezza della natura ci parli attraverso il linguaggio della matematica.
Tutti gli esseri viventi hanno bisogno di accrescersi nella maniera migliore possibile, la più efficiente, quella che a loro costa il minor dispendio di energia possibile e che porta i maggiori vantaggi per la propria sopravvivenza. Partendo da questo presupposto, riusciremo a notare le perfette geometrie seguite non solo nel mondo vegetale ma anche in quello animale: ci sono molluschi quali il Nautilus, la cui conchiglia in sezione ci svela un’ipnotica spirale, la stessa seguita dalla coda arrotolata dei camaleonti.
Ma esiste una forza o delle forze che guidano queste forme?
Qual è la legge universale che si nasconde dietro queste forme ricorrenti?
La spirale del Nautilus è definita spirale logaritmica ed è ottenuta tracciando la traiettoria di un punto che si muove di moto rettilineo uniforme accelerato su una semiretta, la quale si muove a sua volta uniformemente intorno alla sua origine. Quando il rapporto costante tra i raggi consecutivi di questa spirale è pari a ϕ, essa viene definita aurea. La stessa spirale la troviamo nel cavolo romanesco che, a sua volta, segue una struttura frattale, ossia si ripete nella sua forma nella medesima maniera ma su scale diverse. (Benoit Mandelbrot)
La sezione aurea o rapporto aureo e la serie di Fibonacci sono legate al linguaggio geometrico della natura. Il rapporto aureo è una delle costanti matematiche più antiche ed è un rapporto tra grandezze tale che la parte maggiore di un segmento sia legata alla parte minore esattamente come il segmento di partenza stesso con la parte maggiore da esso ricavata. Tale valore è detto ϕ e corrisponde a circa 1,618, il numero aureo.
Leonardo Pisani, conosciuto come Fibonacci, matematico vissuto tra il XII e il XIII secolo, introdusse invece la famosa successione per realizzare un modello matematico sulla crescita di una popolazione di conigli, in un determinato numero di mesi. Cosa hanno in comune tra di loro la serie di Fibonacci e ϕ? Il rapporto tra qualunque numero della serie e il suo precedente tende a 1,618.
Ma cosa lega tutta questa matematica alla natura?
Ad esempio, il numero dei petali dei fiori segue la successione di Fibonacci e queste cifre compaiono anche nella distribuzione delle infiorescenze nel girasole.
Lo gnomone, il frattale, la monade, il modulo, l'autosimilarità tra l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, non sono per me casualità ed è questo che la scienza si occupa di decodificare. Perchè se per un certo periodo di tempo si è riusciti a creare strumenti per indagare il meraviglioso mondo microscopico, è ovvio che, decodificato questo, è possibile ora trovare un codice comune che si estenda verso l'intero universo.
Siamo infatti intimamente legati da forze cosmiche non ancora comprese.
Dunque, superata l'ignoranza, scompaiono i mostri: la morte è in parte la fine di un'esistenza che si era individualizzata. In realtà essa è la trasformazione della materia: vivere rimane dunque un percorso ad ostacoli, una scuola che continuamente ci mette alla prova ed ogni istante presente ci insegna, se abbiamo occhi per vedere, cosa sia veramente la vita. L'anima esce dal corpo come energia che si riconnette al creato. Tutte le faccende superficiali che ci possiedono ogni giorno, perdono a poco a poco il loro potere su di noi e ne comprendiamo finalmente la faticosa inutilità. Tutto si semplifica: ma allora perchè aspettare questa consapevolezza dalla morte, quando non è più possibile ritornare indietro? Se esistesse la reincarnazione, allora si potrebbe proseguire il proprio viaggio con un altro corpo. Per me il corpo è diventato l'astronave con la quale tentare il perdurare di questo viaggio. Invece di andarmene in giro per il mondo, che rimane pur sempre un mio grande desiderio, sono focalizzata nell'intraprendere altri più importanti viaggi: ABISSO AMANDA e ALLA RICERCA DEL MONDO PERDUTO sono le mete del mio viaggio. In Amanda sono presenti due coscienze: una più antica, segnata da 46 anni di labirinti e vicoli ciechi, mentre l'altra è nata continuando ad incontrare questi muri ed ancora titubante nell'intraprendere la strada giusta che ora vede chiaramente. La via dunque c'è, ma comporta una rieducazione drastica e coraggiosa.
Il mondo perduto va ricostruito e instaurato come originario…..
….ma sto inoltrandomi in opere future prossime.
Ho deciso di creare la spirale logaritmica costruendo le aree cubiche dei numeri della sequenza di Fibonacci. (1,1,2,3,5,8,13,21,34) La spirale logaritmica cresce da terra dirigendosi verso il cielo. Sopra di essa ne ho creata una uguale ma rovesciata che parte dal cielo e discende verso la spirale terrestre.
La spirale terrestre sorge e si erge da un oscuro fondale marino. Il fondale non è più un informe e caotico ammasso roccioso ma un insieme ordinato di tanti spirali che salgono verso la superficie marina in forma di tentacoli. Un fondo scuro come 'corpo' di mostro marino che fa salire i suoi tentacoli sempre più definiti e riconoscibili. Una forma oscura che risalendo verso la superficie del mare, rivela il suo disegno. Cariddi ora non è più un mostro. I tentacoli si colorano di sfumature del paesaggio terrestre conosciuto. (moduli realizzati con le opere fotografiche di Silvia Camporesi)
Scilla e Cariddi erano due mostri marini che vivevano nello stretto di Messina. Il mostro Scilla si nascose in una spelonca dello stretto di Messina, dal lato opposto a quello di Cariddi, e quando i naviganti si avvicinavano a lei, con le sue bocche li divorava. Venne infine trasformata in roccia, e in questa forma la trovò Enea passando dallo stretto. Cariddi è invece un mitico gorgo dell’estremità settentrionale dello stretto di Messina, che succhiava l’acqua del mare e la risputava tre volte al giorno con tale violenza da far naufragare le navi di passaggio: creava enormi vortici che affondavano le navi in transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno col mare stesso.
"Nell’antichità, a causa della tenuità e precarietà dell'informazione, spesso accadeva che voci e dicerie col passare dei secoli si accrescessero fino a perdere il loro originario significato, talvolta addirittura trasfigurandosi in mitologia; quella della pericolosità della navigazione all’imboccatura settentrionale dello stretto di Messina, ossia in corrispondenza del passaggio tra la penisoletta di Scilla in Calabria e il capo siciliano di Cariddi, pericolosità considerata tale da arrivarsi addirittura a far derivare questi nomi da quelli di due mitologici spaventosi mostri divoratori di naviganti, in verità non corrisponde per nulla alla realtà delle cose, non essendoci infatti alcuna evidenza storica che ci confermi un particolare rischio nell’affrontare quel passaggio marittimo mediterraneo, il quale inoltre non fu nemmeno mai universalmente riconosciuto come rischioso quanto lo furono invece quello di Capo Horn, quello di Buona Speranza e quello di Agulhas, passaggi questi ancor oggi battuti da violenti venti e possenti correnti oceaniche. Da dove nasceva allora questa paurosa fama di Scilla e Cariddi? Probabilmente una certa pericolosità per le piccole e leggere imbarcazioni antiche doveva esserci, ma questo evidentemente prima che i frequenti e devastanti terremoti e maremoti succedutisi nel corso del tempo in quella sfortunata zona ne avessero sicuramente mutato la geografia sottomarina.
In quel tratto di mare i vortici sono causati dall'incontro delle correnti marine, ma non sono di entità rilevanti.
La spirale è una conseguenza della forza di Coriolis che provoca un movimento verso destra degli oggetti con velocità non nulla nell'emisfero nord e verso sinistra nell'emisfero sud. Perciò quando i venti soffiano sulla superficie oceanica (in maniera "continua"), nell'emisfero nord, si crea uno strato superficiale detto strato di Ekman, che può andare da 45 m fino a 300 m (in condizioni ottimali), in base alle caratteristiche del bacino idrico, alla forza del vento o alla latitudine. La corrente di superficie, in questo strato, si muove a 45° verso destra rispetto alla direzione del vento.
Quando l'acqua sulla superficie spinge l'acqua sottostante a causa delle forze d'attrito, questa si muove ulteriormente verso destra rispetto alla direzione del vento, e così per tutti gli strati più profondi ancora. Scendendo in profondità, a causa della deflessione della corrente, la velocità dell'acqua diminuisce progressivamente fino ad annullarsi.
Il fenomeno è osservabile in mare nelle correnti marine e nelle derive glaciali di superficie.
Un ulteriore fenomeno presente nello strato di Ekman è il trasporto di Ekman.
L'opera è stata concepita in riflessione anche alla situazione mondiale creatasi con l'epidemia Covid-19. È stato ed è tutt'ora come trovarsi "tra Scilla e Cariddi": trovarsi nel mezzo di due pericoli dai quali non è possibile scampare, come diremmo in alternativa, tra l'incudine e il martello.
L’Odissea di Omero è riconosciuta universalmente come uno dei più magnifici poemi al mondo, forse il più grande. Non a caso nella cultura occidentale, la parola ‘odissea’ è divenuta sinonimo di viaggio epico, e più precisamente del viaggio verso casa: non solo in senso letterale, ma anche simbolico, in quanto Ulisse alla fine riesce a ricongiungersi con Penelope, che rappresenta la sua anima.
Alcuni sostengono che la cultura occidentale sia incarnata dall’immagine del viaggio, o della retta via, mentre quella orientale sia caratterizzata dal labirinto o dalla ciclicità.
Qualunque sia la verità, l’Odissea è piena di strani e intriganti personaggi e avvenimenti che possono aiutarci a fare luce sulla situazione attuale e sulla condizione umana in termini generali. Uno degli episodi più celebri è raccontato nel libro XII, quando Ulisse e la sua ciurma si imbattono nel pericoloso stretto tra Scilla e Cariddi. Un passaggio si mostra dinanzi ai loro occhi, e per proseguire il viaggio devono attraversarlo; tuttavia, sulla sponda sinistra, sopra uno scoglio, si erge un terribile mostro a sei teste, Scilla, mentre sul lato destro risiede un letale mostro marino, Cariddi.
La necessità di percorrere la via di mezzo, o quasi, è diventata proverbiale: infatti, quando si afferma di ‘essere tra Scilla e Cariddi’, s’intende il trovarsi in una posizione problematica.
Ulisse sa (perché la maga Circe glielo aveva rivelato) che sebbene Scilla possa attaccarlo con le sue sei mostruose teste (ognuna delle quali contiene tre file di denti aguzzi), e quindi afferrare e uccidere sei dei suoi uomini, Cariddi rappresenta una minaccia ancora più letale, poiché essere risucchiati dai vortici marini che il mostro marino provoca tre volte al giorno si rivelerebbe fatale per l’intera nave e tutti gli uomini a bordo.
Perciò Ulisse deve navigare nel mezzo, consapevole che se ci dovesse essere un margine di errore sarebbe meglio tendere leggermente a sinistra, il lato di Scilla, piuttosto che a destra, poiché in quest’ultimo caso andrebbe incontro alla distruzione totale.
Questa difficile situazione è senz’altro una metafora della vita stessa.
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